Commozione per gli scatti di “Ucraina. Broken promises”. Conclusa nello Studio Arti Visive di Matera la mostra fotografica di Alfredo Bosco

Commozione per gli scatti di “Ucraina. Broken promises”. Conclusa nello Studio Arti Visive di Matera la mostra fotografica di Alfredo Bosco

Il funerale di Nikita, un bimbo di 8 anni che ha calpestato una mina alla periferia di Kerson; la fuga degli abitanti di Irpin per raggiungere la stazione ferroviaria di Kyiv, costantemente sotto il fuoco dell’artiglieria russa; i rifugiati ad Avdivka, tra la mancanza di elettricità e tanti altri problemi, amplificati se ad affrontarli sono persone anziane.

La mostra fotografica “Ucraina. Broken promises” di Alfredo Bosco è una carrellata per immagini sulla guerra. Volti, gesti, sfondi a un anno e mezzo, quasi, dal 24 febbraio 2022 quando il mondo intero è rimasto sconvolto dallo scoppio del più importante conflitto sul suolo europeo dalla seconda guerra mondiale, un conflitto che ha radici profonde e che si è nutrito nel tempo di tensioni diplomatiche, di reciproche incomprensioni, di dialoghi interrotti, di promesse non mantenute che si sono alla fine frantumate come vetri di una finestra.

A visitare “Ucraina. Broken promises” che fino a qualche giorno fa, con la collaborazione di Stefano Cavalleri, è stata ospitata nello Studio Arti Visive di Matera, anche tanti ucraini residenti nella città dei Sassi e nell’hinterland, che alla vista di quelle foto non hanno potuto fare a meno di commuoversi. Come una ragazza che, affermando: “Lo so che non si fa”, ha voluto accarezzare uno di quei ritratti in quanto una donna raffigurata le ricordava la nonna.

Dolore, panico, paura, vuoto e l’incertezza sono i sentimenti che Alfredo Bosco ha raccolto e documentato viaggiando nel territorio ucraino, ascoltando e fotografando la popolazione civile da Lviv fino al Donbass. Alfredo Bosco ci ha mostrato attraverso gli scatti selezionati ed esposti la realtà degli eventi concentrandosi sulla rottura della quiete piuttosto che sulla brutalità della guerra “per poter permettere – scrive – a chi è lontano di sentire i rumori e le sensazioni che si provano in questo disastro che non sta vedendo una fine”.

Alfredo Bosco è un fotografo freelance che vive e lavora a Milano. Inizia a lavorare come fotoreporter nel 2010 documentando il terremoto di Haiti; nel 2015 ha coperto la criminalità e la vita quotidiana a Caracas; nel 2016 il racket dell’eroina in Kirghizistan e nel 2017 le manifestazioni Nuit Debout e Justice pour Theo a Parigi. Dal 2011 al 2014 è stato collaboratore dell’agenzia fotografica SGP di Milano lavorando per clienti commerciali e grandi griffe della moda. A partire dal 2014 lavora a un progetto a lungo termine sulla guerra civile in Donbass. Ha ricevuto la Menzione Fnac TPW 2011 per il suo reportage sulla gioventù locale di Tashkent sotto la dittatura di Karimov. Nel 2015 è stato selezionato da Lensculture come uno dei 50 migliori talenti emergenti al mondo. Nel 2018 il suo progetto Donbass: No Man’s Land è stato selezionato al Lumix Festival of Young Photojournalism. Da febbraio 2022 si occupa del conflitto in Ucraina collaborando per varie riviste e quotidiani italiani anche come inviato per il programma “Tagadà” su La7.

Rossella Montemurro